Vino Santo Trentino: una rara chicca ancora poco conosciuta

Nel generale panorama di vini dolci trentini un posto particolare va riservato al Vino Santo Trentino: esso, infatti, nasce da un lungo periodo di riposo dove pazienza, passione ed amore per il prossimo rappresentano i tratti distintivi.

Nella produzione di questo vino dolce le regole del mercato ed il guadagno economico hanno poco spazio: per poter assistere alla creazione di poche bottiglie di esso, infatti, bisogna aspettare almeno 10 anni, per poi vederlo consegnato al prossimo; si tratta di una sorta di investimento sul futuro, la testimonianza di un miracolo enologico che viene ripetutamente replicata sulla base della passione per questo vino affinché tutti ne possano godere. In una dinamica simile, così lunga e dispendiosa per l’impegno necessario, è pressoché impossibile individuare un corretto valore di mercato. Si può affermare senza errore, quindi, che il Vino Santo sia un vero e proprio tesoretto degno di essere custodito ma anche fatto conoscere.

A sostegno di quanto appena detto risulta utile citare quanto affermato da Enzo Merz, giornalista e Gran Maestro all’interno della Confraternita della Vite e del Vino Trentino, in riferimento alle radici storiche e al passato di questo umile ma prezioso vino: “Il Vino Santo era il farmaco delle famiglie, un vino che si faceva non per soldi, ma per propria soddisfazione. Un vino che però dimostra anche la grande versatilità della Nosiola, un’uva che si trasforma nel tempo con risultati decisamente interessanti: è capace di dare sia un vino secco giovane e fresco, che un vino dolce da lungo invecchiamento».

Questo piccolo tesoretto, infatti, deriva dalla lenta lavorazione dell’uva Nosiola, la quale se trattata diversamente origina l’omonimo vino bianco. Al fine della produzione del Vino Santo, però, quest’uva viene adagiata e fatta appassire su dei graticci tipici (chiamati aréle) delle cosiddette vinsantaie, ovvero delle strutture costruite in modo da poter essere costantemente arieggiata dall’Ora del Garda (un vento caldo che viene dal lago e favorisce il procedimento di appassimento). Poco dopo che la fase di asciugamento ha inizio, l’uva viene infestata da una muffa nobile, scientificamente chiamata botrytis cinerea, la quale svolge un ruolo determinante per la buona riuscita dell’appassimento dell’uva Nosiola. Questo primo passaggio fondamentale inizia nella seconda metà di ottobre e si protrae fino alla Settimana Santa (da qui nasce il nome di questo vino), momento in cui i grappoli vengono pigiati ed il mosto che ne deriva viene travasato e posto in botti di diverse dimensioni al fine di far partire la fermentazione che durerà fino a settembre. Durante le stagioni fredde il procedimento di fermentazione viene arrestato dalla temperature rigide, per questo è necessario aspettare la primavera successiva per travasare il vino e posizionarlo nuovamente in botti di legno. Questo tedioso procedimento che riproduce una sorta di simbiosi con i cicli stagionali della natura deve essere ripetuto per diversi anni, almeno dieci.

Alla luce di quanto detto, quindi, risulta evidente come questo prezioso prodotto di nicchia nasca dall’unione di diversi elementi tutti collegati dal territorio d’origine: il Trentino, ed in particolare la Valle dei Laghi. Quest’ultima, infatti, con le sua caratteristiche ambientali e climatiche (clima mite e ventilato) si presenta come l’habitat ideale per una efficace coltivazione dell’uva Nosiola dalla quale viene prodotto il Vino Santo attraverso un procedimento possibile solo in ragione delle caratteristiche del territorio stesso (la presenza costante dell’Ora del Garda).

Nonostante l’innegabile pregevolezza e particolarità di questo prodotto, tuttavia, esso ad oggi non ha ancora il riconoscimento di cui è sicuramente degno. Ciò è dovuto certamente ad una produzione che quantitativamente è ancora troppo bassa per il debutto sul grande mercato (si parla infatti di sole ventimila bottiglie da mezzo litro all’anno), e ad una diffusione ancora estremamente ristretta ad una dimensione territoriale e locale.

Zona geografica di produzione

All’interno della regione Trentino Alto Adige esiste una particolare zona adibita alla coltivazione e produzione di questo piccolo tesoro enologico: ovvero la Valle dei Laghi. Più nello specifico, spiccano le zone di Sarche e Toblino. Le suddette aree sono inoltre garantite e tutelata dall’apposita denominazione Vino Santo Trentino DOC.

Caratteri ampelografici vitigno

Come già accennato, questo vino viene prodotto a partire dalla lavorazione di uva Nosiola; di conseguenza i tratti ampelografici rilevanti saranno quelli di quest’ultima.

La foglia di Nosiola può essere piccola o media.

Il grappolo si presenta medio, compatto e dalla forma cilindrica. Solitamente ha un’ala sola.

L’acino, infine, è medio, con una forma sferoidale ed una buccia sottile ma consistente, pruinosa e di colorazione verde – giallo.

Note sensoriali: profumo e gusto

La colorazione del Vino Santo Trentino è decisamente giallo – ambrato.

Per quanto riguarda il bouquet aromatico, invece, si ritrova tutta la lavorazione a cui l’uva è stata sottoposto nei 10 anni di riposo: il profumo, infatti, è ampio ed intenso con forti note aromatiche di passito e frutta sovramatura (in particolare fico secco e dattero).

Quando si passa all’assaggio di questo vino si può apprezzare tutta l’equilibrata dolcezza, che quindi risulta piacevole, ed un netto finale vellutato.