Merlot, un vino morbido e “piacione”

Bigney, Crabutet, Langon, Médoc Noir, sono solo alcuni dei sinonimi utilizzati per identificare uno dei vitigni a bacca nera più famoso e diffuso in tutto il mondo: il Merlot.

Storicamente l’origine di questo nobile vitigno viene individuata nella Gironda, una magica terra che ancora oggi continua a produrre dei Merlot superbi. Le prime testimonianze scritte, invece, risalgono rispettivamente al 1738 e al 1824: nel primo caso si tratta di una citazione approssimativa in una stampa di Libourne en Gironde, mentre la seconda testimonianza possiede un carattere più serio consistendo in un vero e proprio trattato sui vini del Médoc. Ed è proprio attraverso quest’ultima che si è venuti a conoscenza di una interessante curiosità relativa al nome di questo vitigno: il nome Merlot, infatti, deriverebbe dal fatto che le bacche di questo vitigno fossero amate dai merli.

Interessante è anche la vicenda relativa alle parentele di questo vitigno con altri; per molto tempo, infatti, l’unica relazione conosciuta era solo quella con il Cabernet Franc. La situazione ha iniziato a movimentarsi quando, nel 2009, è stato scoperto un nuovo ramo genetico quasi sicuramente imparentato con il Merlot: si tratta, in particolare, di un vitigno mai registrato prima ed apparentemente abbandonato coltivato nei pressi di Saint-Malo, in Bretagna, ai piedi del Mont Garrot. Successivamente ad altri rinvenimento del medesimo vitigno in altre zone (villaggi dello Charente), anche questo “misterioso” parente ha trovato un nome identificativo, ovvero Magdeleine Noire des Charentes; nome dato per richiamare alla precocità di maturazione dello stesso che specificatamente avviene nel giorno di Santa Maddalena.

Per quanto riguarda le tecniche di vinificazione generalmente utilizzate, esse, ovviamente, hanno lo scopo di esaltare appieno tutte le peculiarità e caratteristiche contraddistintive di questa preziosa uva; quella che spicca di più tuttavia risulta essere la rotondità inconfondibile di questo vino. La morbidezza del vino risultante è talmente distintiva che spesso viene esagerata al fine da poter essere utilizzata, sia nel monovitigno che nei blend, per bilancia e smorzare l’acidità di altri vitigni. Questo trend ha quindi portato alla solidificazione di un forte stereotipo nei confronti del Merlot come vino “piacione”; una nomea che purtroppo minimizza e penalizza le potenzialità e le sfumature di questo vino generoso. Al fine di migliorare ulteriormente la succitata rotondità, inoltre, spesso il Merlot viene sottoposto ad invecchiamento in barriques, o in legno in generale.

Quando si riscontra la sua presenza nei blend, spesso e volentieri è accompagnato dal suo “cugino” Cabernet Sauvignon.

Altra curiosità che riguarda questo vino e la sua versatilità anche alla spumantizzazione (possibilità che allarga ulteriormente il suo mercato); purtroppo i numeri di colli prodotti sono molto pochi e difficili da reperire. Generalmente il Merlot porta alla creazione di spumanti fruttati, vinosi, con una forte struttura che li rende ottimi anche per sostenere un intero pasto.

Zona geografica di produzione

Caratteristica generale di questo vitigno è il suo grado di maturazione molto precoce; una proprietà che gli permette di potersi adattare facilmente a diverse condizioni climatiche ed ambientali e, così, essere coltivato in diverse parti del mondo con notevoli differenze. Al fine di una coltivazione di buona qualità, però, è necessario che esso trovi un terreno umido, ricco di argilla e grassi.

Per quanto riguarda la sua diffusione geografica, esso e presente praticamente in tutto il mondo: dal Sudafrica al Cile, fino alle Americhe. Ovviamente esso si ritrova anche in Europa, essendo tra l’altro al terzo posto nella classifica dei vitigni più coltivati. In Francia, in particolare, se ne trovano interessanti interpretazioni: la più degna di nota è quella prodotta nel Pomerol, detta la patria dei grandi Merlot, dove nascono due eccellenza che prendono il nome di Château Petrus e Château Le Pin.

La situazione italiana lo vede ad oggi ottenere la sesta posizione tra le uve più diffusa (superando anche alcuni classici italiani), mentre in passato, scoperto nel 1880, tutto partì grazie ad un cru di Bolgheri a 120 metri sul mare con un terreno argilloso e ricco di sabbie e ciottoli. In esso nacque l’eccellenza del Masseto della famiglia Frescobaldi.

Le regioni italiane più meritevoli di nota per la loro produzione di Merlot (a prezzi più bassi rispetto alle versioni francesi) sono Friuli Venezia Giulia, Toscana, ma anche Sicilia. Alcuni nomi sono: Soloio di Casa Emma e Cantico di Podere La Cappella.

Caratteri ampelografici vitigno

La foglia di Merlot ha una grandezza media ed una forma pentagonale. Può essere trilobata o pentalobata.

Il grappolo, invece, è solitamente compatto e di dimensioni media, con una forma piramidale e a spargolo. Le ali del grappolo possono essere 1 o 2.

Per quanto riguarda l’acino, infine, esso ha dimensioni medie, una forma sferoidale, ed è caratterizzato da una buccia abbastanza consistente, pruinosa e di colorazione blu-nera.

Note sensoriali: profumo e gusto

Il Merlot è quindi un vino caldo, intenso e morbido dalla colorazione viva, quasi vellutata.

Il bouquet aromatico è generoso così come la struttura: subito si riconoscono i frutti di bosco (more, lamponi e ribes), ma si ritrovano anche le spezie e le erbe aromatiche, senza tralasciare i profumi tipici del sottobosco e gli aghi di pino.

Quando si passa all’assaggio tutto il corpo, il calore e la generosità di questo vino avvolgono il palato. Forte la tannicità, è quindi un vino persistente e solido dove non mancano di farsi sentire le note erbose e di bosco.